AL LAVORO PER RICOSTRUIRE L’EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO

Ricostruire l’evoluzione del paesaggio e dare vita a una narrazione organica delle trasformazioni sia a fini scientifici che di valorizzazione. Con questo obiettivo nei giorni scorsi, nei siti archeologici di Grotta Serra Cicora A, Grotta Mario Bernardini, Grotta Torre dell’Alto e presso una sezione sulla strada Torre Santa Caterina, sono stati avviati interventi finalizzati a correlare la storia dei singoli siti e identificare i processi naturali che hanno interessato questo tratto di costa per un lungo arco cronologico. Ricostruire la storia evolutiva del paesaggio permette, infatti, di riconoscere i cambiamenti intercorsi nei modi in cui l’uomo si è nel tempo organizzato sul territorio. Si procederà concretamente all’aggiornamento della documentazione grafica e fotografica, alla raccolta dei dati, al prelievo di campioni, alla georeferenziazione dei siti, ad approntare corretti presidi di protezione dei depositi archeologici e alla pianificazione delle più adeguate strategie di intervento in vista delle successive campagne di scavo o dei successivi progetti di conservazione e valorizzazione. In questa prima fase è stato intrapreso lo studio geosedimentologico a cura del prof. Ivan Martini (Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena). Le attività, che termineranno entro il 25 gennaio, sono coordinate dal Museo della Preistoria di Nardò in sinergia con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio Brindisi, Lecce e Taranto. Il progetto è sostenuto dal Comune di Nardò.

I siti archeologici di Grotta Serra Cicora A, Grotta Mario Bernardini e Grotta Torre dell’Alto, indagati per la prima volta negli anni ’70 dal professor Edoardo Borzatti, abbracciano un arco cronologico complessivo di quasi 100 mila anni e sono stati frequentati dall’Homo neanderthalensis. I due siti compresi nella porzione settentrionale del parco conservano inoltre strati riferibili all’Uluzziano e sono quindi coevi dei più antichi resti fossili di Homo sapiens del continente europeo ritrovati a Grotta del Cavallo, nella baia di Uluzzo. Si tratta dunque di contesti archeologici che esprimono un elevato potenziale sia scientifico che relativo a una logica di valorizzazione del territorio. I materiali archeologici provenienti dalle ricerche nei siti coinvolti sono attualmente depositati presso il Museo della Preistoria. Peraltro, i tre siti inclusi nel perimetro del parco rientrano nel progetto di valorizzazione che sarà candidato dal Comune di Nardò ai finanziamenti del Por Fesr Puglia 2014-2020 sulla valorizzazione del patrimonio culturale.

Molto interessante è anche la sezione sulla strada Torre Santa Caterina, intercettata durante i lavori di costruzione della stessa strada nel corso degli anni ’80 anche questa dal prof. Borzatti. Si tratta di sedimenti sabbiosi con un alto potenziale informativo dal momento che in diversi punti si è rilevata la presenza di focolari, manufatti litici verosimilmente ascrivibili al Paleolitico, e resti faunistici. Un sito estremamente importante che andrà messo in sicurezza.

“Occuparsi in maniera organica della messa in protezione e della cura di contesti sparsi sul territorio – spiega l’assessore ai Musei e Parchi Mino Natalizionon è usuale e richiede un lavoro duro e complesso che il Museo della Preistoria e la Soprintendenza stanno facendo con il sostegno dell’amministrazione comunale. Si tratta di siti che raccontano molto sulla storia degli insediamenti dell’uomo e sulla evoluzione del paesaggio, compresa la sezione sulla strada Torre Santa Caterina che sarà messa in sicurezza e sarà musealizzata come parte di un percorso che attraversa il parco e l’area urbana, vere e proprie propaggini del Museo sito nel cuore della città. È evidente che oltre ai riscontri di tipo puramente scientifico, questo è un lavoro che ci permetterà di offrire nuovi, più complessi e interessanti spunti dal punto di vista della valorizzazione, preservando anche gli sforzi di chi negli anni passati ha promosso l’importanza del nostro patrimonio archeologico, come il Gruppo Speleologico Neretino”.