ANTONIO FILIERI
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Lecce-Napoli, opposti obiettivi ma i giallorossi puntano su grinta e carattere

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CAPRIFICO

di JACOPO FRANCONE

 

Un caffè può decidere un campionato, in particolare quello leccese. Perché? Il ghiaccio per congelare la lotta Scudetto e il latte di mandorla per allungare, oltre alla miscela, la permanenza del Lecce in A. Domani infatti, (sabato 3 maggio alle ore 18), il Via del Mare ospiterà il Napoli di Conte, con l’obiettivo di provare a strappare qualche punto in chiave salvezza. La squadra partenopea però non si può permettere di lasciare punti per strada, con l’Inter in agguato a -3 dalla vetta, impegnata a Verona. Ma adesso vi spiego perché questo scenario non è impossibile. Con Buongiorno out e Anguissa in dubbio, gli azzurri perdono due pilastri importanti della squadra. In passato hanno saputo ben affrontare queste assenze, ma è anche vero che arrivati a questo punto, conta ogni dettaglio. Il Lecce poi si è reso protagonista di una grande prestazione contro l’Atalanta, in termini di gruppo e compattezza. Da lodare anche la tenuta difensiva e la “garra charrúa” (grinta e carattere), come dicono in Uruguay. L’ingiustizia subita da parte della Lega Serie A in merito al rinvio del match, sembra aver dato alla squadra una motivazione in più per lottare. E chissà che la trasferta di Bergamo non fosse la prova generale di una prestazione da replicare poi anche in casa. Ottima la partita in particolare di Guilbert, non male neanche Rebić. Da fare i complimenti a Karlsson che, rigore causato a parte, ha saputo rispondere positivamente alla chiamata alle armi di Giampaolo. In quel fallo in aria di rigore infatti, bisogna analizzare anche il contesto: un attaccante che in carriera ha fatto solo l’esterno e la punta, si sacrifica andando a coprire su Cuadrado. Qui risiede lo spirito ritrovato del Lecce: umiltà e rispetto per l’avversario, ma voglia di andare su ogni pallone. Questo spirito risulterà efficace solo se abbinato ad un quadro tattico adeguato: vediamo quale potrebbe essere.

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Siciliano

Il Lecce si presenterà probabilmente con il solito 4-3-3: Falcone in porta, una difesa a 4 con Guilbert e Gallo come terzini, Baschirotto e Gaspar centrali. “Ricomincio da tre”, ricordando Massimo Troisi: un centrocampo con l’instancabile Coulibaly, Ramadani e Pierret. In attacco poi il tridente titolare con Pierotti, il ritrovato Krstovic dopo la diffida scontata e Tete Morente. Antonio Conte invece punterà con ogni probabilità ad un 4-2-3-1: Meret tra i pali, una difesa con Di Lorenzo, Rrahmani, Marin e Olivera. Zambo Anguissa (in ballottaggio con Gilmour) e Lobotka  accanto. Poi il trio affascinante con McTominay al centro e Spinazzola e Politano sugli esterni. Qui c’è da fare un’ulteriore analisi: mentre Politano, a seconda delle dinamiche in partita, va a fare quasi il terzino in fase difensiva, Spinazzola è un terzino adattato a esterno con ottimi risultati. Il numero 21 del Napoli, in particolare, quando è nei pressi dell’area di rigore rientra quasi sempre a calciare sul sinistro. Un po’ “alla Robben”, con le dovute proporzioni. Dell’ex Roma e Juventus invece, bisogna tenere a mente la sua incredibile duttilità: delle 23 partite giocate in campionato quest’anno,  ha giocate  da centrocampo, da terzino e  da esterno sinistro. A proposito di ex Roma, lì davanti ci sarà il solito Romelu Lukaku. Uno dei temi della partita potrebbero essere le diagonali dei terzini giallorossi, che saranno fondamentali anche in relazione alle sovrapposizioni azzurre, soprattutto di Di Lorenzo sulla fascia di Gallo. Il Lecce invece dovrà capire se giocherà Marin nel Napoli, oppure Olivera verrà adattato lì, per agire di conseguenza.

Ci sono tutti gli elementi per assistere a una partita avvincente, dal punto di vista tecnico e tattico. Uno scontro denso, forte, tirato fino all’ultimo, ma anche gustoso. Proprio come il caffè napoletano.