25 NOVEMBRE , GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

di Maria Chiara Calabrese

Il termine “femminicidio” identifica l’uccisione di una donna.
È un termine relativamente nuovo, entrato a far parte del vocabolario italiano solo a partire dal 2001.

Prima del 2001 l’unica parola esistente di significato analogo era “uxoricidio”.
Tuttavia però, la radice latina “uxor” limitava il significato all’uccisione di una donna in quanto moglie, in quanto coniuge.
È con la parola “femminicidio” che identifichiamo un fenomeno molto più ampio, fatto di maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, educativa o economica.
Si fa riferimento quindi a tutto ciò che mina la libertà, la dignità e l’integrità di una donna.
È quindi “femminicidio” tutto ciò che implica un odio verso l’universo femminile “proprio perché tale”.
Una forma particolare di femminicidio, ancora da molti sottovalutata o sconosciuta, è la violenza domestica.
Essa riguarda tutte le classi socioculturali ed economiche, senza distinzioni di età, credo religioso o razza.
Il termine “violenza domestica” indica quel tipo di violenza praticata dal partner della vittima, che mira ad assumere il potere all’interno della relazione maltrattando, umiliando, minacciando e svalutando la donna fino all’omicidio.
La violenza domestica, alla stessa stregua di altre forme di violenza, è fortemente correlata al concetto di potere: il suo vero obiettivo non è esclusivamente quello di provocare dolore o sofferenza fisica alla donna, quanto piuttosto quello di sottometterla, piegarla ed ingessarla dentro mille forme diverse di paura, in quest’ottica la violenza domestica non si riduce a una mera violenza fisica, ma si esplica anche attraverso forme di violenza psicologiche, sessuali e perfino economiche.


Ma cosa fare allora ?
Da un punto di vista politico occorre rendere il femminicidio un problema di cui non si possa fare a meno di occuparsi.
Da un punto di vista psicologico, invece, la prevenzione non è tutto, ma è moltissimo.
Si deve insegnare alle donne a chiudere i rapporti con uomini che esibiscono comportamenti violenti di qualsiasi tipo, perché i segnali devono essere colti prima che si tramutino in tragedie.
Ed è fondamentale aiutare la donna a raggiungere un maggiore livello di consapevolezza della situazione, contrastando la sua tendenza all’autocolpevolizzazione per la violenza subita, dettata dalla speranza che la situazione migliori.
Donne, siate voi le prime ad amarvi, perché solo così sarete veramente libere.


di Maria Chiara Calabrese


