DISPOSTI SEQUESTRI PER 133 MILIONI DI EURO.
Nella mattinata odierna, i Finanzieri del Comando Provinciale di Lecce, con il supporto tecnico del Servizio
Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di misure cautelari
personali e reali, emesso dal GIP del Tribunale di Lecce, su proposta della locale Procura della Repubblica, nei
confronti di 8 soggetti (di cui 1 in carcere, 6 agli arresti domiciliari, 1 misura interdittiva) cui sono stati contestati
- nelle diversificate vesti di promotori, organizzatori, amministratori, prestanome e liberi professionisti – i reati di
associazione per delinquere, emissione e/o utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio,
autoriciclaggio, sottrazione al pagamento delle imposte e bancarotta fraudolenta.
L’attività riguarda principalmente un “operatore professionale” del commercio di “oro, metalli preziosi ed oro da
investimento”, iscritto nell’apposito elenco della Banca d’Italia, avente sede nel Salento, il quale si presume si
sia posto al centro di una fitta rete di società cartiere (italiane ed estere) e di un complesso sistema di frode
fiscale e riciclaggio internazionale di denaro.
Nei confronti delle società di capitali coinvolte e delle persone fisiche aventi ruoli di responsabilità all’interno di
esse, il Gip del Tribunale di Lecce ha altresì disposto il sequestro preventivo – anche nella forma dell’equivalente
– di valori e risorse finanziarie per oltre 133 milioni di €, quale profitto dei diversi reati contestati, oltre che di n.
3 fabbricati per uso commerciale e artigianale, nonché di un intero ramo d’azienda, del valore di circa
1.400.000,00 €, in relazione ai reati fallimentari contestati.
Le indagini avviate sulla base di autonome attività ispettive, tributarie e bancarie, condotte nei confronti del
suddetto “operatore professionale” dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lecce e successivamente
coordinate dalla Procura della Repubblica di Lecce, avrebbero disvelato un complesso sistema di frode fiscale,
sistematicamente esteso in ambito intra ed extra U.E. (Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia,
Slovenia, Ungheria, Gran Bretagna, Albania, Australia e Svizzera).
Le investigazioni, sviluppate da specialisti verificatori e, parallelamente, dai militari del Gruppo d’Investigazione
Criminalità Organizzata, avrebbero fatto emergere che i titolari della società salentina, con il concorso di alcuni
professionisti, facendo ricorso ad articolata rete di “prestanome”, molti dei quali partecipanti nella associazione
per delinquere, nel periodo dal 2016 al 2020, avrebbero utilizzato diverse società “cartiere”, ubicate al di fuori
del territorio dello Stato, verso le quali sarebbero state bonificate ingenti somme di denaro giustificate con
l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, idonee a simulare l’acquisto di “partite” d’oro dall’estero.
Quasi contestualmente, le ingenti liquidità bonificate dalla società pugliese presso banche per lo più estere,
attraverso rilevanti prelevamenti di denaro contante, sarebbero state ritirate e reintrodotte sul territorio nazionale,
in parte anche utilizzate per ulteriori transazioni finanziarie “estero su estero”, innalzando la complessità degli
accertamenti e facendone perdere ogni tracciabilità con l’originaria provvista. Si è calcolato che in un solo
triennio, sarebbero stati ritirati per contante, all’estero, oltre € 120 milioni di euro, suscitando conseguente
allarme anche presso le Autorità estere.
In tale ambito, il sodalizio criminoso, per impedire all’Erario di incassare le ingenti imposte non pagate, con una
serie di atti dispositivi fraudolenti si sarebbe liberata fittiziamente degli asset patrimoniali della società –
destinata ad una irreversibile situazione di dissesto e poi fallita – trasferendoli ad altra società, esercente la
medesima attività e riconducibile di fatto alla stessa governance. Di conseguenza, secondo un preordinato
schema illecito, la sede sarebbe stata trasferita fittiziamente in Bulgaria nel tentativo di evitare o sottrarsi ad
eventuali conseguenze giudiziarie civili poste in essere dai creditori (in primo luogo l’Erario).
L’operazione di servizio, che ha interessato diverse province italiane (Roma, Bari, Catanzaro, Arezzo, Barletta e
Caserta), anche per perquisizioni e sequestri, e che ha visto l’impiego di oltre 100 militari, testimonia il sempre
attento e costante impegno del Corpo a tutela degli interessi dell’Erario e della trasparenza del mercato nella
concomitante tutela della libera e leale concorrenza tra imprese.
Si evidenzia che il procedimento penale verte ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità
degli indagati sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
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