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Lettera aperta del vice presidente del consiglio comunale di Nardò al signor sindaco Giuseppe Mellone

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Il toro, i rondò e le scuole allo (S)fascio.

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L’ex Scuola Media primo nucleo di Nardò, oggi sede della Dirigenza Scolastica dell’Istituto Comprensivo Terzo Polo, è dedicata ad un personaggio dal nome difficile a pronunciarsi: Dag Hammarskjöld. A questo signore meglio conosciuto in tutto il mondo quale Segretario Generale delle Nazioni Unite gli fu conferito, postumo, nel 1961 il Premio Nobel per la Pace.

Varcato il cancello della Scuola, che assieme a Pilanuova e a Piazza Umberto I rappresenta uno degli Istituti storici cittadini, si vede immediatamente lo stato di incuria e la totale assenza di manutenzione del verde pubblico: erbacce e cespugli fanno ovunque bella mostra e si stanno impadronendo progressivamente dei marciapiedi e del cortile. Ivi compreso un rigoglioso fico selvatico ubicato nel cortile adiacente la palestra coperta.

Eppure la solerte Dirigente Scolastica ha chiesto a suo tempo i dovuti interventi di manutenzione. L’incuria diventa degrado assoluto una volta varcato il portone di ingresso. Nel grande atrio vi sono lesioni murarie evidenti e gravi, così gravi che l’ampio spazio circostante, con l’inizio delle lezioni verrà transennato per evitare eventuali disgrazie. Così come si è fatto durante lo svolgimento lo scorso giugno degli esami conclusivi del primo ciclo di istruzione.

Dai sopralluoghi tecnici effettuati nel mese di maggio è emerso che i solai necessitano di interventi di risanamento conservativo. In via ordinaria detti lavori vengono di solito effettuati durante il periodo di sospensione delle attività didattiche. A tutt’oggi invece, a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, nessun intervento è stato posto in essere. E conseguentemente la dirigente sarà obbligata, a suo dire, sentito il tecnico responsabile del servizio di prevenzione e protezione, a transennare l’intera area soggetta a rischio crollo.

La palestra della stessa scuola, poi, viene utilizzata, in gran parte, come archivio. Mentre gli spogliatoi, anch’essi a rischio crollo, sono del tutto inutilizzabili. Con indubbio pregiudizio per lo svolgimento dell’attività motoria degli alunni. Un tubo di metallo in bagno sporge pericolosamente ad altezza di allievo e, in fondo, basterebbe un idraulico a sistemarlo a dovere. Un’aula, al primo piano, è totalmente rivestita con un materiale fonoassorbente di colore nero, soffitto compreso, ed è, praticamente inutilizzata, nonostante la carenza di spazi. L’odore dei pannelli sintetici è, poi, nauseabondo e insopportabile, tant’è che lo stesso alunno audioleso si è rifiutato di entrarci, preferendo aule più luminose, arieggiate ed igienicamente più idonee. Figurarsi i docenti.

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Mancano i banchi e le cattedre, ma si confida da queste parti nel Padreterno, non certo nel Comune.
Tutti i problemi vengono segnalati, sistematicamente e puntualmente, all’Amministrazione comunale dalla Dirigente Presta, ma , sorprendentemente e misteriosamente, rimangono del tutto inevasi.

Che dire poi di altri plessi scolastici? Quale ad esempio via Oronzo Quarta dove i
I bagni sono così malridotti che le mattonelle vengono giù come burro. Eppure per rimanere ai problemi strutturali delle nostre scuole cittadine, che, com’è noto, attengono all’Ente proprietario dell’immobile, ossia al Comune, è bene ricordare che nell’ottobre dello scorso anno il plesso scolastico “Don Lorenzo Milani” di via Crispi è stato interessato dal crollo di una parte dell’intonaco e del soffitto di un corridoio al primo piano. Il cedimento è avvenuto nel corso della notte e questo, per fortuna, ha impedito danni ai bambini di scuola primaria e dell’infanzia ed agli stessi operatori scolastici. Si è evitata, per mera fortuna, un’autentica tragedia. E’ bene ricordare che la scuola dell’infanzia di via Torino necessita di importanti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e che l’immobile adibito a scuola dell’infanzia in via Bellini è in stato di totale abbandono da più anni e attualmente attenzionato esclusivamente dai vandali. Analogo discorso vale per la storica e decadente struttura dell’ex scuola media terzo nucleo di via Bologna, immobile anch’esso di proprietà comunale. Che andrebbe adeguatamente ristrutturato e riutilizzato anche per finalità diverse da quella scolastica. Che dire infine delle erbacce in alcuni punti alte quasi due metri del cortile esterno dell’edificio di via Pilanuova a rischio incendio?

Appare evidente come alla scuole cittadine ma anche alla cultura si dedichi poca attenzione.
Eppure le scuole dovrebbero rappresentare lo specchio della Città. Eppure il denaro non pare essere un problema per le floride casse comunali. Lo dimostrano i costi ingenti sostenuti per la realizzazione, ad esempio, dell’imponente toro di metallo con cui il sindaco ha deciso di celebrare le origini taurine della città. Il primo cittadino verserà all’artista prescelto, ovviamente senza selezione pubblica, circa 40 mila euro, mentre il rondò che rimpicciolisce lo spazio percorribile della centralissima piazza Mazzini è costato circa 300 mila euro. Altrettanti la demolizione dell’ex Palazzo di Città, un edificio costruito a regola d’arte che è costato circa due miliardi del vecchio conio e che attendeva “solo” di essere completato. Non era abusivo, fatiscente: era stato addirittura collaudato.

E allora, se si spendono tali ingenti risorse per un toro, cosa si aspetta per mettere in sicurezza i solai della Scuola Media Dag Hammarskjöld, per rendere i bagni igienicamente accettabili, e per consentire agli alunni, alle famiglie, al personale della scuola, di affrontare l’anno scolastico in un clima di maggiore sicurezza e serenità?

Per il primo cittadino, probabilmente, sono più rilevanti gli interventi che consentono di utilizzare, in tutte le salse, lo strumento della propaganda autoreferenziale e autocelebrativa, al pari di altre iniziative poste in essere all’insegna della concezione proprietaria del Comune, quali, ad esempio, la nomina a dirigente di un dipendente di categoria D1 e l’utilizzo della mobilità esterna come una sorta di trasferimento “ad personam”, ad onta, ovviamente, delle vigenti disposizioni di legge e regolamentari.

L’état, c’est moi (“Lo Stato sono io”) disse, probabilmente nel 1655, Luigi XIV di Borbone, il re di Francia, detto il Re Sole, noto per aver instaurato una monarchia assoluta per diritto divino, accentrando i poteri dello Stato nella propria persona. In Italia, invece, nel ventennio fascista fu coniato il famoso slogan: «Il Duce ha sempre ragione».
A qualcuno, forse, sarebbe opportuno, ricordare, di tanto in tanto, che l’Italia è una Repubblica democratica dal lontano 1948 e che il fascismo “è morto e sepolto”.

Il vice presidente del consiglio comunale
Giancarlo Marinaci

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